Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (157 wines) Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Romagna, Roero, Lugana, Sardegna and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (512 wines) Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Barolo, Barbaresco, Sagrantino and more
Il 2017 è stato uno degli anni più caldi e secchi mai registrati, e questo si riflette chiaramente nella maggior parte dei Brunello di Montalcino appena usciti dall’annata torrida.
Dei 177 vini che ho degustato (trovate i punteggi delle recensioni alla fine di questo articolo) alla cieca nel mio ufficio a dicembre, la maggior parte dei Brunello di Montalcino 2017 erano densamente concentrati, con alcol evidente e per gli intenditori di Brunello tanti hanno una preoccupante uniformità in termini di aroma, sapore e personalità. Come previsto in un anno così caldo, con l’eccezione di alcuni produttori, molti dei 2017 mostrano note di frutta a bacca nera stramatura, strutture alcoliche e una densa concentrazione. Dovrebbero essere consumati entro i prossimi 5-7 anni.
Mentre l’alcol in volume sta aumentando in tutto il mondo a causa dei cambiamenti climatici (ne ho già scritto diverse volte, in particolare qui: Hot Italian Wines: Is 15% abv the New 14%? ), il 2017 ha segnato una svolta a Montalcino. Più del 20% dei 2017 che ho recensito hanno un grado alcolico del 15% o più, con diversi che arrivano al 15,5% e uno al 16%. Dato il margine di manovra consentito dalla normativa dello 0,5% tra i livelli alcolici dichiarati e le quantità effettive, ciò significa che i vini di quest’ultimo gruppo sono probabilmente più vicini al 15,5%, 16% e 16,5% rispettivamente. Anche se i 2017 hanno generalmente più acidità rispetto ad altre annate torride (a causa di un periodo di blocco delle viti come difesa contro lo stress idrico, secondo alcuni produttori, mentre altri citano come motivo una migliore gestione del vigneto per combattere le annate calde) un gran numero dei 2017 restano sbilanciati a causa delle sensazioni generate dai livelli di alcol non sufficientemente compensati da frutta e struttura tannica, nonostante i livelli di acidità.
Il caldo e la grave siccità sono stati responsabili di circa il 20% in meno di produzione complessiva di Brunello rispetto al 2016. Parti della denominazione sono state anche colpite dalle gelate di aprile, principalmente alle quote più basse, con una perdita di uva del 5-15% per alcuni produttori. A causa della mancanza di acqua e delle alte temperature, gli acini erano più piccoli del solito e contenevano meno liquido, aumentando la concentrazione nei vini.
Produttore produttore produttore
Nonostante le difficili condizioni, alcuni produttori sono riusciti comunque a produrre vini stellari che vantano la freschezza e l’eleganza che gli amanti del vino si aspettano dal Brunello. Si trattava per lo più di piccole tenute che non solo hanno vigneti ad alta quota che se la cavano meglio nelle annate calde, ma i cui incredibili sforzi hanno portato a termine a dir poco un miracolo nel 2017.
“Non decido quando raccogliere in base agli zuccheri e al potenziale grado alcolico, ma in base all’acidità”, afferma Francesco Mulinari, enologo e proprietario dell’azienda vinicola L’Aietta. Con altitudini dei vigneti che vanno dai 390 ai 500 metri di altezza, questo è uno dei gioielli di Montalcino. Il 2017 di Mulinari mostra classe, eleganza ed energia sorprendente per l’annata, in parte grazie alla forma di allevamento – in parte delle sue viti – ad alberello, molto rare a Montalcino. “Le mie viti ad alberello resistono meglio alla siccità delle mie piante allevate a Guyot, perché conservano più acidità dell’uva”.
Mulinari ammette che produrre vini con eleganza e vivacità sta diventando sempre più difficile. “Faccio Brunello da vent’anni e ogni anno il mio lavoro è più difficile. Tra il 2001 e il 2010, ho vissuto un’annata estremamente calda e impegnativa, il 2003. Ma nell’ultimo decennio questo è aumentato a sei annate difficili su dieci, con 2011, 2012, 2015, 2017, 2020 e 2021 tutte estremamente caldi e difficili”, dice Mulinari.
L’annata è stata impegnativa in tutta la denominazione, ma i vigneti posizionati nelle zone più alte sono andate meglio. “Nel 2017 avevo il terrore di produrre vini opulenti”, afferma Lorenzo Magnelli, enologo e co-proprietario della tenuta di famiglia Le Chiuse situata a nord della città. “Rispetto ad altri anni caldi come il 2003, 2009 e 2011, il 2017 è stato molto più secco. A causa della prolungata siccità, le bucce erano molto più spesse del solito e gli acini erano più piccoli, con meno liquido del normale. Per preservare freschezza ed eleganza, ho iniziato la vendemmia prima che mai, il 6 e il 7 settembre”.
Mentre le quote più elevate e le relative temperature più fresche che offrono erano importanti, Magnelli sottolinea che anche il suolo ha svolto un ruolo importante. “Il tipo di terreno è stato fondamentale nel 2017. L’argilla in grado di trattenere l’umidità ha ottenuto risultati migliori rispetto ai terreni più rocciosi e ben drenanti, ma solo se il coltivatore ha lavorato costantemente i terreni per evitare che si indurissero”, afferma.
In cantina Magnelli ha effettuato una macerazione più breve del solito, 18 giorni invece di 22 o 23. Per evitare che i vini si evolvessero troppo e troppo velocemente, e per ottenere finezza, ha fatto maturare i vini per due anni e mezzo in botti di rovere anziché i soliti tre, dando quindi anche più tempo in bottiglia ai vini prima dell’uscota. “Per preservare la freschezza, l’uva dagli acini più grandi è andata al Brunello e la più piccola al Rosso di Montalcino, esattamente l’opposto di quello che faccio normalmente”, dice Magnelli. Grazie a questi sforzi, il Brunello 2017 di Le Chiuse vanta l’usuale rinomato pedigree, finezza e freschezza dell’azienda.
Possedendo alcuni dei vigneti più alti di Montalcino, Gigliola Giannetti, co-proprietaria insieme alle figlie Viola e Sofia de Le Potazzine, produce vini profumati, vibranti e carichi di finezza, tra cui il suo delizioso 2017. Ma ad un certo punto ha avuto dei dubbi sull’annata.
“Nel 2017 non ci sono state piogge per cinque mesi e mezzo e a metà maggio avevamo già temperature elevate, di tipo estivo. Ad agosto temevo che avremmo prodotto un vino più simile al Primitivo che al Brunello, soprattutto perché fermentiamo con lieviti autoctoni e senza controllo della temperatura”, afferma Giannetti. Oltre a non defogliare affatto la chioma fogliare, afferma che il passaggio dal cordone speronato ampiamente diffuso al sistema di allevamento a guyot è stato fondamentale perché “il Guyot offre più scelte in termini di gestione degli anni caldi”.
Ampiamente presente nella denominazione fino agli anni ’70 e ’80, i produttori di Brunello hanno rinunciato al guyot a favore del cordone speronato, non solo perché il cordone speronato facilita una maggiore meccanizzazione nei vigneti ma perché incoraggia il Sangiovese a produrre grappoli sempre più piccoli e acini più piccoli con più polifenoli. Mentre il cordone speronato è ancora prevalente, come segno dei tempi, sempre più produttori di Montalcino si stanno convertendo al guyot.
Se la reputazione e la costanza del produttore sono sempre state la migliore garanzia per il Brunello, è assolutamente essenziale per navigare nell’annata 2017.
Le mie recensioni dei Brunello di Montalcino 2017 sono pubblicate sul numero di Aprile di Wine Enthusiast, ma sono anche visibili online su winemag.com. Di seguito trovate il riepilogo dei punteggi.
Below you find my ratings for all Brunello di Montalcino 2017, on winemag.com you will find the complete reviews.
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (288 wines) Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Barolo, Barbaresco, Trento, Alta Langa, Franciacorta and more
On Top of the World, Wine Enthusiast, by Kerin O’Keefe
You can find the original English version of this article here: On Top of the World.
Incastonato tra Austria e Svizzera nelle montagne dolomitiche, l’Alto Adige è la zona vinicola più settentrionale d’Italia e produce alcuni dei bianchi più apprezzati del paese. I radiosi vini dell’Alto Adige esprimono la loro splendida cornice montana. Grazie alla varietà dei suoli ed ai microclimi unici che vanno da un clima quasi mediterraneo al sud, al fresco del nord dove dominano pendii ventosi e ripidi, i vini bianchi della denominazione vantano eleganza, energia e profondità. Le migliori bottiglie sono dotate anche di struttura e di un notevole potenziale di invecchiamento.
Se alla fine degli anni ’70 l’Alto Adige era orientato alla produzione di vini rossi guidati dai vitigni autoctoni Vernatsch (alias Schiava) e Lagrein seguiti da Merlot e Pinot Nero, oggi dominano i vini bianchi, che rappresentano il 64% della produzione complessiva. Il Pinot Grigio guida in termini di volume seguito dal Gewürztraminer, con Chardonnay il terzo vitigno bianco più piantato. Ma i bianchi più interessanti dell’Alto Adige sono i vini varietali prodotti con Pinot Bianco, Kerner, Sauvignon, Sylvaner, Müller-Thurgau, Riesling e Grüner Veltliner.
Raffinato Pinot Bianco
Ormai il secondo vitigno bianco più coltivato insieme al Gewürztraminer, il Pinot Bianco ha trovato la sua dimora spirituale in alcune parti dell’Alto Adige. Queste includono il comune di Appiano, dove è la varietà bianca più piantata. Coltivato in Alto Adige dal 1850, in passato la maggior parte del Pinot Bianco della zona dava origine a vini blandi e diluiti consumati localmente. Le cose sono cambiate tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 quando l’Alto Adige e la maggior parte dell’Italia hanno iniziato a passare da produzione di vino sfuso alla produzione di qualità. Secondo Hans Terzer, enologo di una delle cantine cooperative più famose d’Italia, San Michele Appiano e pioniere nell’elevare lo status del Pinot Bianco, una migliore gestione del vigneto è stata la chiave per far rivivere questa varietà a lungo misconosciuta. “Il Pinot Bianco ha bisogno di condizioni di crescita molto specifiche per eccellere, compresi vigneti di alta collina, generalmente sopra i 450 metri (1.476 piedi) dove la combinazione di altitudine e brezze fresche generano temperature fresche durante la stagione di crescita”, afferma Terzer. “Va meglio quando è esposto al sole e al calore meno diretti e ha bisogno anche di terreni complessi, principalmente calcarei con un po’ di argilla. La scelta dei migliori siti è stata fondamentale per migliorare il Pinot Bianco”. Le viti di Pinot Bianco producono naturalmente molta uva, quindi è necessario mantenere bassi i rendimenti attraverso la “vendemmia verde”, oltre ad utilizzare cloni a bassa resa. Queste azioni si sono dimostrate come fondamentali per migliorare la qualità del vino. Le migliori espressioni vantano consistenze cremose e brillante acidità, sensazioni di frutta a nocciolo bianca, fiori di campo, fieno e delicate note di nocciola. Se invecchiati parzialmente o interamente in rovere, i vini aggiungono complessità e resistenza.
Di seguito trovate le mie scelte per ciascun vitigno, con un solo vino per ciascun produttore, Cliccando sul link in grassetto trovate la recensione completa sul sito di Wine Enthusiast.
Pur rappresentando solo il 2% della produzione complessiva della provincia, in pochi anni il Kerner è diventato uno dei vini bianchi più trendy d’Italia, con i produttori che affermano che la domanda è in aumento ogni anno, soprattutto nel mercato statunitense. Incrocio tra Schiava (Vernatsch) e Riesling, questo vitigno resistente al gelo nasce nel 1929. Prende il nome dal poeta tedesco Julius Kerner, è coltivato ad altitudini più elevate, precisamente in Valle Isarco e Val Venosta, due delle sei sottozone dell’Alto Adige. Tuttavia l’uva è maggiormente associata alla Valle Isarco, l’estrema sottozona settentrionale della regione che rende la valle la zona viticola più settentrionale di tutta l’Italia. L’area è in media da 2 gradi più fresca rispetto alle aree più meridionali della provincia. Le differenze di temperatura diurne e notturne sono molto elevate, dato che durante la stagione di crescita le temperature notturne possono essere fino a 18 gradi più fresche rispetto ad altre aree, secondo quanto riportato dai produttori locali. Nella valle si coltivano quasi solo uve bianche, con il Kerner ora la varietà più piantata.
“Il Kerner cresce così bene qui a causa dell’altitudine dei vigneti e delle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte”, afferma Andreas Huber. Uno dei sette figli, Andreas è l’enologo e insieme a sua sorella Katharina, è la sesta generazione a gestire l’azienda vinicola Pacherhof a conduzione familiare a Neustift, sopra la città di Bressanone. “Siamo situati vicino alla dorsale principale delle Alpi, il che significa vicino a montagne innevate, quindi la nostra zona è nel mezzo di questa zona di tensione tra notti molto fresche e giornate calde”. I vigneti della famiglia si estendono da 2.132-3.182 piedi sul livello del mare e il padre Josef Huber viene accreditato come il primo a piantare Kerner nella valle.
I migliori Kerner sono fragranti, di medio corpo, sapidi e levigati, offrono sentori di pompelmo, frutta tropicale e noce moscata oltre a note minerali di pietra focaia contrapposte ad una fresca acidità.
Introdotto insieme alla maggior parte delle altre uve bianche a partire dal 1880, il Sauvignon è una delle varietà di punta della denominazione. Gli stili dei vini variano da cristallini e vibranti a corposi e complessi a seconda di dove vengono coltivate le uve e degli stili di vinificazione. Nei vigneti situati a ovest e ad est della denominazione, i vini mostrano aromi e sapori varietali classici come fiori di sambuco, uva spina, frutta tropicale e note erbacee di foglie di pomodoro e fieno. “Il Sauvignon ha una lunga tradizione in Alto Adige e qui sulle Alpi ha trovato la sua dimora ideale. Con il nostro clima fresco, ma con giornate calde e notti fresche, quindi con grandi sbalzi di temperatura, matura l’intero spettro dei suoi aromi primari pur mantenendo la sua acidità”, afferma Karoline Walch, figlia della fondatrice e co-proprietaria di Elena Walch. Le bottiglie dell’azienda Vigna Castel Ringberg offrono una complessità ancora maggiore grazie a “un microclima molto speciale in quanto abbiamo l’influenza del vicino Lago di Caldaro mentre dal punto di vista del suolo siamo su un’intersezione unica tra varie anime di epoca glaciale e post glaciale, principalmente calcare con depositi morenici che conferiscono mineralità e salinità” afferma Walch.
Uno dei segreti meglio custoditi dell’Alto Adige, se non hai ancora scoperto i Sylvaner della denominazione, ti stai perdendo uno dei suoi bianchi più grandi e rari. Mentre l’uva rappresenta solo una frazione della produzione complessiva della provincia, vale la pena cercarla per la sua tensione, luminosità e finezza guidate dai minerali. Gli aromi tipici includono pietra focaia, note affumicate, fiori bianchi ed erbe selvatiche. È anche straordinariamente longevo. Come il Kerner, anche il Sylvaner ha trovato la sua dimora spirituale in Valle Isarco, dove cresce su pendii soleggiati e freschi ed è il terzo vitigno più piantato.
“Il Sylvaner è il più storico dei vitigni che oggi coltiviamo. È stato piantato per la prima volta intorno al 1880 e da allora è stato coltivato ininterrottamente, a differenza del Grüner Veltliner e del Riesling che sono stati reintrodotti solo circa 20 anni fa”, afferma Werner Waldboth, responsabile vendite e marketing dell’Abbazia di Novacella. Fondata nel 1142, è la cantina più storica della Valle Isarco. “Il Sylvaner è un’uva che rispecchia abbastanza bene il terroir. Su suoli pesanti i vini sono abbastanza neutri, mentre su suoli più leggeri e permeabili, come quelli delle nostre zone dove le radici possono affondare abbastanza in profondità, si ottengono vini molto eleganti con aromi delicati. Ciò rende la varietà unica e conferisce al nostro Sylvaner un forte segno distintivo che lo distingue dai Sylvaner di altre aree”, afferma Waldboth.
Una degustazione verticale del Sylvaner dell’azienda a partire da una notevole annata 1976 in preparazione di questo articolo ha dimostrato il suo straordinario potenziale di invecchiamento.
Forse nessun’altra uva coltivata in Alto Adige è così controversa come il Müller-Thurgau. Incrocio tra Riesling e Madeleine Royal, la varietà è normalmente associata a vini fruttati e immediati. Un tempo considerata un’uva facile che poteva crescere in una varietà di condizioni, il sovra-sfruttamento ed il cambiamento climatico hanno portato a molteproduzioni poco interessanti e l’uva insieme ai vini che ne derivano hanno perso popolarità nell’ultimo decennio. Ma se piantato nei posti giusti e realizzato con cura, il Müller-Thurgau può raggiungere la grandezza. Se l’altitudine del vigneto è una delle chiavi del successo dell’Alto Adige, è assolutamente fondamentale per questa varietà. “Dal 2000 in poi abbiamo notato che il Müller-Thurgau piantato in vigneti più bassi e più caldi situati al di sotto di 700 metri stavano perdendo aromi, sapore e diventavano più piatti“, afferma Christof Tiefenbrunner, quinta generazione e proprietario dell’azienda vinicola Tiefenbrunner. Nel 1972, il padre di Christof è stato tra i primissimi nella denominazione a coltivare uve ad altitudini estremamente elevate di 3.280 piedi nel loro vigneto Feldmarschall Von Fenner. Il vigneto situato all’estremo sud della provincia “beneficia di un microclima unico che comprende i caldi venti dell’Ora del Lago di Garda, le forti escursioni termiche diurne e notturne e la parete del monte Rotwand che protegge l’altopiano dai freddi venti del nord”, afferma Tiefenbrunner. Il loro iconico Feldmarschall Von Fenner realizzato con il 100% di Müller-Thurgau, rilasciato per la prima volta nel 1974, presenta grandi aromi floreali e un’impressionante profondità di sapori tra cui pesca succosa e albicocca insieme a un’acidità croccante e una vena minerale.
Se ti piace il Riesling vivace e radioso, troverai molte offerte di questo tipoin Alto Adige. Come altre uve bianche coltivate in Alto Adige, il Riesling prospera in alta quota. Eccelle inoltre in vigneti ben ventilati e terreni calcarei. Coltivato in provincia dal 1840, il Riesling rappresenta una piccola percentuale della produzione complessiva, ma ha un seguito di culto tra gli appassionati di vino.
La maggior parte viene vinificata interamente in acciaio, producendo vini secchi, lineari, che offrono pesca bianca, albicocca, agrumi e sapori minerali sapidi. L’acidità vibrante conferisce una tensione allettante e una profondità interessante.
L’uva meno piantata della denominazione, la coltivazione Grüner Veltliner è concentrata nella Valle Isarco. In alta quota si ottengono bianchi croccanti, golosi e minerali. Sensazioni tipiche includono mela verde, agrumi, melone, pietra focaia e pepe bianco.
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (138 wines) Franciacorta, Barbaresco, Trento, Lessini Durello, Sicilia and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (302 wines) Barbaresco, Barolo, Alta Langa, Campania , Sicilia, Prosecco and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (229 wines) Valtellina, Barolo, Lessini Durello, Etna, Campania and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (247 wines) Etna, Valdobbiadene, Sicilia, Barolo and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (133 wines) Barolo, Alto Adige, Collio, Lugana and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (256 wines) Barolo, Alto Adige, Etna, Sardinia and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (120 wines) Barolo, Alto Adige Lugana, Sovae, Etna and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (294 wines) Barolo, Alto Adige Sagrantino and more
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (299 wines) Brunello di Montalcino, Toscana IGT, Barolo, Chianti Classico , Bolgheri and more
Dopo l’incredibile successo del Barolo 2016 che ha debuttato lo scorso anno, la frenesia intorno ai Brunello 2016 appena usciti è stata quasi assordante. Ho assaggiato 199 delle nuove uscite di Brunello nel mio ufficio tra dicembre e gennaio: le degustazioni hanno rivelato una grandiosità dell’annata ma anche sfide che la denominazione deve affrontare.
Quindi l’annata 2016 è stata all’altezza dell’intenso clamore? Nel complesso, sì. I Brunello 2016 sono di gran lunga superiori ai 2015 (qui trovate la mia valutazione dell’annata 2015), quest’ultima il prodotto di un’annata estremamente calda che è stata irregolare e non è stata all’altezza dell’intenso clamore che ha circondato anche questa annata. I 2016 sono persino migliori degli acclamati 2010 e sono in linea con le annate classiche come il 2004 e il 2001.
Tre 100 punti
Ho assegnato 100 punti a tre 2016, la prima volta che ho dato a tre vini della stessa denominazione un punteggio perfetto in una singola annata (di seguito trovate la traduzione in italiano del seguente articolo The Making of 100-Point Wines: Two Compelling Brunellos From a Superlative Vintage, che descrive 2 dei 3 100 punti in questione). Per la maggior parte, il 2016 è il sogno di un amante del Brunello, che offre una miriade di vini vibranti e strutturati che vantano eleganza, energia e longevità. Se realizzati con mani esperte che hanno curato con attenzione i vigneti invece di affidarsi a pratiche di cantina invasive, aree distinte all’interno della multiforme zona di coltivazione di Montalcino risplendono con assoluta precisione nel 2016. Questa caratteristica si è riflessa anche nel numero sempre crescente di imbottigliamenti di Brunello per vigneto singolo.
Date le condizioni climatiche quasi perfette, la quantità di vini monolitici con livelli alcolici vertiginosi e concentrazione densa mi ha sorpreso poiché di solito sono il risultato di anni molto più caldi e asciutti.
Condizioni climatiche
È sempre una sfida generalizzare le annate a Montalcino. L’altitudine dei vigneti varia da 100 a 660metri sul livello del mare, le temperature medie estive e le precipitazioni variano in modo significativo da nord a sud (sostengo da molti anni l’utilità della creazione di sottozone per dare agli appassionati una migliore comprensione del vasto territorio di Montalcino).
Detto questo, il 2016 è stato un grande anno per tutta la denominazione. Gigliola Gianetti, titolare de Le Potazzine, afferma: “È stata un’annata ideale per il Sangiovese. Ha piovuto nei momenti giusti e ha avuto un sole abbondante e temperature calde ma nessun picco di calore durante la stagione di crescita. La pioggia di metà settembre ci ha innervosito ma è seguito da un clima asciutto e ventilato che ha consentito una maturazione uniforme e uve sane alla vendemmia ”.
Le stelle si sono allineate nel 2016 in termini di tempo, a partire da un inverno freddo che ha “disinfettato” le viti e da abbondanti piogge a gennaio e febbraio che hanno reintegrato le riserve idriche, cruciali dopo il torrido 2015. Una primavera fresca e piovosa è stata un ritorno agli anni classici. Con la fioritura a maggio, le piante erano in ottima salute. Luglio e agosto sono stati caldi e secchi, mentre agosto ha registrato notevoli escursioni termiche diurne e notturne. Le piogge di settembre sono state compensate da una buona ventilazione e da forti sbalzi termici diurni e notturni che hanno mantenuto in salute le uve.
Grazie alle condizioni climatiche ottimali, gli amanti del vino troveranno una serie di ottimi Brunello 2016 che combinano ricchezza di frutta, potenza tannica, finezza e freschezza. I migliori sono radiosi, fragranti e pieni di tensione nervosa. Hanno la struttura per invecchiare bene dai venti ai trent’anni almeno.
Sebbene il tempo quasi perfetto non sia mai una garanzia universale di eccellenza in nessuna denominazione, sono rimasto scioccata dal numero di Brunello 2016 che ha raggiunto il 15% di alcol in volume.
L’elefante nella stanza
The Elephant in the room è un’espressione tipica che in inglese usiamo per indicare un problema noto che, per quanto ovvio, viene comunque minimizzato o addirittura ignorato. Dei quasi 200 vini che ho degustato dell’annata, più del 10% ha dichiarato il 15% di alcol e uno il 15,5%. Dato il mezzo punto di flessibilità consentito sulle etichette italiane, queste sono probabilmente più vicine rispettivamente al 15,5% e al 16%. Alcuni di questi Brunello ad alta alcolicità hanno mostrato classe e potenziale di invecchiamento, ma la maggior parte erano goffi e unidimensionali, mostrando frutta cotta e il calore dell’alcol evidente. A differenza delle annate più calde a Montalcino, dove le zone basse del sud soffrono di più, questi 2016 esagerati provenivano da tutta Montalcino e non dipendevano dal luogo, ma dall’esperienza del produttore e da ciò che i coltivatori facevano o non facevano nei vigneti.
Giacomo Bartolommei, wine-makerdella tenuta di famiglia Caprili, situata in una delle zone più calde ed aride di Montalcino, spiega come siano tornati all’equilibrio e alla finezza dopo diversi anni passati a produrre Brunello concentrati e ad alto contenuto alcolico.
“Tra il 2008 e il 2012, i livelli di alcol ci sono sfuggiti. Quindi abbiamo iniziato a concentrarci maggiormente sulla gestione del vigneto per creare equilibrio. Ora defogliamo molto più tardi, solo una settimana prima del raccolto. Diradiamo anche i grappoli più tardi, circa due settimane prima della vendemmia per evitare una sovramaturazione delle uve che si traduce in zuccheri e alcol più elevati ”, afferma Bartolommei.
Alcuni produttori continuano a defogliare troppo presto, eseguono diradamenti esasperati (su questo argomento ho scritto questo articolo per Wine Enthusiast Bunch thinning – too much of a good thing, qui nella sua traduzione in italiano Diradamento: sicuri che sia una cosa buona?) e lasciano l’uva sulle viti troppo a lungo alla ricerca della perfetta maturazione fenolica. “La maturazione fenolica è importante, ma con il cambiamento climatico, per ottenerla spesso si perdono altri parametri, come l’acidità. Cerchiamo l’equilibrio generale e produciamo vini più eleganti e degni di invecchiamento “, spiega Giacomo.
Se i produttori di Montalcino anni fa avevano difficoltà a raggiungere il 13% di alcol, mantenere i vini sotto il 15% è la sfida attuale. L’enologo consulente Paolo Vagaggini (ho parlato di lui in questo articolo del 2012 per Decanter: Modest Maestros), che lavora con alcune delle migliori tenute di Montalcino, afferma che l’aumento delle temperature non è l’unico colpevole.
“Più che le alte temperature, l’aumento della luce solare sta provocando una fotosintesi più intensa che a sua volta sta portando ad un maggiore accumulo di zucchero nell’uva”, spiega Vagaggini. Questo contenuto zuccherino più elevato si traduce in livelli alcolici più alti dopo la fermentazione. Un altro fattore di questi Brunello molto alcolici è la maggiore densità di piante nei vigneti di oggi. Molti sono stati piantati appena prima che il cambiamento climatico diventasse una minaccia nota e in un periodo in cui i consumatori prediligevano vini densamente concentrati. “I produttori spesso non si rendono conto che quando piantano un vigneto dovrebbe durare 100 anni”, dice Vagaggini.
Anche in anni come il 2016, la regola d’oro nella scelta del Brunello è che la reputazione e la costanza del produttore sono la migliore garanzia. Questo sarà ancora più importante il prossimo anno, quando i 2017 usciranno da quello che è stato uno degli anni più caldi mai registrati.
Nel complesso, il 2016 è stata un’ottima annata a Montalcino e dovrebbe negli annali del Brunello con altre annate celebri come il 2001 e il 2004. A mio avviso è migliore del 2010. Anche se c’è stato un numero sorprendente di vini dominati dall’eccessiva alcolicità, inaspettata perché l’annata ha avuto condizioni di crescita ideali rispetto alle annate più calde e secche, ci sono molti Brunello 2016 davvero superbi.
Tra dicembre 2020 e gennaio 2021, ho assaggiato 199 Brunello di questa annata appena uscita e avevo grandi aspettative. Sebbene sapessi che i vini nei bicchieri erano giovani Brunello e probabilmente 2016, non avevo idea di chi fossero i produttori. Come tutte le degustazioni di Wine Enthusiast, ho assaggiato i vini alla cieca dopo che la mia assistente Simona ha organizzato sessioni di bottiglie simili coperte da sacchetti di carta numerati. Il primo Brunello che mi ha lasciato completamente sbalordita vantava un profumo intenso, una combinazione di corpo, finezza e pedigree varietale impeccabile. Ho scritto nei miei appunti che era “profumato e radioso” e mostrava “eleganza, struttura e precisione”. Dopo aver terminato la degustazione di quel giorno, ho tolto la protezione da questo splendido vino. Era il Brunello 2016 di Le Chiuse (qui trovate la recensione completa).
Brunello di Montalcino Le Chiuse 2016
Situato sulle pendici settentrionali della collina di Montalcino, questo piccolo gioiello di tenuta ha una stirpe leggendaria. Di proprietà della famiglia Biondi Santi dalla fine del XVIII secolo, le uve più antiche di Le Chiuse sono state a lungo utilizzate per produrre le leggendarie Riserve Biondi Santi. Alla morte di Tancredi Biondi Santi nel 1970, la figlia minore Fiorella ereditò l’azienda agricola, che diede in affitto al fratello Franco fino alla sua morte nel 1986. Franco Biondi Santi continuò a produrre Riserve con le uve di Le Chiuse fino al 1990, anno in cui sua nipote, Simonetta Valiani ha rilevato l’azienda che oggi dirige con il marito Nicolò Magnelli e il figlio Lorenzo.
I vigneti di Le Chiuse si trovano nel cuore della storica zona di coltivazione a nord del centro storico, in una zona nota per la produzione di vini longevi che vantano complessità, intensità ed eleganza. I vigneti sono situati a 300 metri sul livello del mare dove l’altitudine e l’esposizione nord – nordovest garantiscono una maturazione ideale delle uve ed una acidità fresca. I terreni sono di origine marina contenenti scisto friabile noto come galestro, argilla e marna che producono vini ricchi ma aggraziati con fragranza e profondità. Per esaltare le condizioni ideali di coltivazione, Le Chiuse è certificata biologica dal 2005, una
delle prime nella denominazione. La maggior parte dei loro vitigni di Sangiovese derivano dal clone BBS11 selezionato nella tenuta Biondi Santi Greppo e nei vigneti di Le Chiuse negli anni ’70. Lorenzo si occupa della vinificazione. Per produrre un Brunello classico e di terroir, fermenta in acciaio inox e cemento con lieviti indigeni. L’affinamento avviene in botti da 25hl, 90% rovere di Slavonia e 10% Allier. Il 2016 dell’azienda è un classico in divenire, incontaminato e mirato, con decenni di anticipo.
Il giorno dopo, durante la seconda sessione dei miei 20 vini al giorno, ho avuto un altro momento di esaltazione. Intensamente fragrante, il vino mi ha colpito per i suoi aromi di rosa, violetta e frutti di bosco, la sua intensità, concentrazione e sapori sapidi. Nella mia nota di degustazione ho scritto: “Delizioso ed estremamente elegante, questo vino luminoso è per i puristi del Sangiovese e gli appassionati di estrema finezza”. Quando ho finito di degustare, ho scoperto che il vino era Il Marroneto Madonna delle Grazie 2016 (qui trovate la recensione completa).
Come Le Chiuse, anch’essa proviene da vigneti situati a nord di Montalcino. Di proprietà di Alessandro Mori, questa piccola tenuta produce Brunello incontaminato e vibrante che, sebbene giovanilmente austero al momento del rilascio, ha un potenziale di invecchiamento da maratona, come hanno dimostrato diverse degustazioni verticali in cantina fino all’annata 1980. Il padre di Alessandro Mori ha acquistato l’azienda agricola appena fuori porta nord di Montalcino nel 1974 come casa per le vacanze, ma la famiglia ha iniziato anche a produrre Brunello, a partire dalla vendemmia 1980. Alessandro si è innamorato della tenuta. Dopo essere diventato avvocato a Roma, nel 1994 abbandona la giurisprudenza per dedicarsi a tempo pieno all’attività vinicola. Fin dall’inizio, Alessandro ha voluto creare Brunello classici e longevi che vantassero eleganza ed energia. Sembra la strategia giusta oggi, ma questo è stato più o meno il periodo in cui molti produttori locali hanno iniziato a optare per le nuove barriques e hanno iniziato a produrre vini di colore scuro, muscolosi e con sentori di rovere destinati a essere bevuti prima.
Ho recensito positivamente i vini de Il Marroneto dall’inizio degli anni 2000, ma fino a diversi anni fa molti altri critici ignoravano del tutto la tenuta o le davano punteggi meno che estatici. Preferivano potenza e concentrazione ad un Brunello vibrante che vantava austerità giovanile ed estrema eleganza. Alessandro non ha mai esitato e la sua dedizione ha dato i suoi frutti mentre i palati degli amanti del vino hanno virato verso vini guidati dal terroir che vantano freschezza e complessità. Madonna delle Grazie è l’originale vigneto che circonda il casale. Piantato principalmente nel 1974 con successive parcelle piantate nel 1977, 1982 e 1983, l’altitudine del vigneto è di 400 metri sul livello del mare e il suolo sono un misto di sabbia chiara, minerali e fossili marini.Dopo aver scelto solo le uve migliori, Alessandro fermenta con lieviti indigeni in grandi tini di rovere di Allier.Quindi affina i vini per 41 mesi in grandi botti di rovere, sia di Slavonia che francesi.
Il Brunello Madonna delle Grazie 2016 lascia attoniti per la precisione, struttura ed eleganza.Invecchierà per decenni.Nei miei otto anni a Wine Enthusiast, ho assegnato un totale di nove 100 punti al Brunello di Montalcino, tra cui Le Chiuse 2013 (qui trovate la recensione) e Il Marroneto 2015 Madonna delle Grazie (qui trovate la recensione), a dimostrazione che la reputazione del produttore è la migliore garanzia a Montalcino.Dopo aver già esaminato la maggior parte dei Brunello 2016, ho ricevuto un altro lotto di imbottigliatori tardivi.Tutto quello che posso dire a questo punto è che è una tripletta di 100 punti per l’annata di Montalcino.
Rimanete sintonizzati!
Aggiornamento del 22 aprile 2021
Con la pubblicazione dell’Advance Buying Guide di Wine Enthusiast sono diventate ufficiali le mie ultime recensioni delle degustazioni fatte tra dicembre e gennaio. Ecco svelato il terzo dei Brunello di Montalcino 2016 da 100 punti!
Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the score given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
Qui di seguito trovate in anteprima i punteggi delle recensioni di Kerin.
Le recensioni complete poi saranno facilmente visionabili inserendo il nome del produttore o del vino su winemag.com
Check out my latest reviews: (348 wines) Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Amarone della Valpolicella and more