Italian Editor Kerin O’Keefe reviews Italian wines for Wine Enthusiast since May 2013. Below you will find a recap of the reviews of the month with the rating given by Kerin to each wine. You can find all the complete reviews in winemag.com
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La 2014 è stata una delle annate più fredde e piovose della memoria recente in Italia e Montalcino non ha fatto eccezione. Tuttavia, grazie alla competenza dei produttori più dedicati, ci sono alcuni affascinanti Brunelli di questa annata appena rilasciata, vibranti e carichi di finezza, con poche eccezioni si possono già godere ora e nei prossimi anni. Offriranno puro piacere e bevibilità mentre si aspetta che i 2013 si sviluppino pienamente.
Madre Natura non si è trattenuta nel 2014 ed ha creato condizioni di crescita estremamente difficili per i produttori di Montalcino, portando molti a confrontare il 2014 con il diluvio del 2002. L’annata 2014 è iniziata con un inverno insolitamente caldo e umido passando ad una primavera estremamente umida e fresca. Una breve pausa all’inizio di giugno ha portato qualche sollievo, ma non è durato a lungo. A metà giugno, le forti piogge e le temperature insolitamente fresche sono tornate insieme a violente grandinate che hanno colpito aree sparse in tutta la denominazione. Questo andamento meteorologico è continuato per tutto il mese di luglio. La pioggia si è attenuata ad agosto ma le temperature medie sono diminuite per tutto il mese. Forti pioggia sono tornate a settembre. Infine, l’ultima settimana del mese ha portato sole e temperature sopra la media che sono continuate per tutta la prima metà di ottobre, con la maggior parte dei produttori che hanno raccolto in questa finestra di tre settimane.
Raggiungere buoni risultati nel 2014 dipendeva quasi interamente dai produttori. Per tenere a bada le malattie fungine, i coltivatori hanno dovuto intervenire molto più del solito per proteggere la salute delle piante e gestire le foglie e la chioma. La selezione meticolosa delle uve delle sole bacche più sane è stata fondamentale per il successo. I produttori dovevano anche essere estremamente scrupolosi durante la vinificazione, con estrazioni non troppo spinte che si dimostrano migliori per la struttura più delicata dell’annata.
“Il 2014 ha avuto temperature fresche diurne e precipitazioni superiori alla media in estate, e condivide molte somiglianze con il 2002. Per mantenere i nostri standard di qualità in anni come questi, selezioniamo attentamente le uve e produciamo solo il nostro classico Brunello, ma non il nostro Brunello Pianrosso o il nostro Brunello Riserva Santa Caterina d’Oro “, afferma Paolo Bianchini, co-proprietario insieme alla sorella Lucia della tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona. “La nostra produzione è diminuita del 25-30% nel 2014, ma a causa di tutto il duro lavoro – dalle vigne fino all’imbottigliamento – siamo più che soddisfatti dei risultati”.
Una manciata di produttori, tra cui Conti Costanti, Biondi Santi e Padelletti, non ha realizzato nessun Brunello 2014, ma declassificato al Rosso di Montalcino.
Come spiega Andrea Costanti, proprietario dell’azienda Conti Costanti, “Abbiamo raccolto in ritardo, intorno al 10 ottobre, ma sin dall’inizio ho deciso di fare meno Brunello e concentrarmi maggiormente sul Rosso di Montalcino che era delicato, elegante e aveva un’acidità eccellente. Dopo il secondo anno in legno, ho deciso di non realizzare affatto il Brunello e ho realizzato invece il Vermiglio Rosso di Montalcino. In questi anni difficili, voglio fare un grande vino che possa reggere la storia di Costanti e, a mio parere, nel 2014 non poteva essere il Brunello. Così ho deciso di fare un buon Rosso al posto di un mediocre Brunello. Ovviamente la mia decisione riguarda il mio terroir ed il mio vino, ma il 2014 si esprime al meglio nei vini più giovani “.
Dopo una lunga degustazione dei Brunelli 2014, sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla pura eleganza, dalla vivacità e dall’equilibrio delle bottiglie di alcuni dei migliori produttori. Mentre non hanno la struttura ed il potenziale di invecchiamento tipico del Brunello, sono invitanti, fragranti, con aromi e sapori di bacca rossa fresca, viola, rosa ed erbe selvatiche. Hanno acidità vivace e tannini levigati. La maggior parte sono già nella loro finestra ideale di bevibilità, ma i migliori dureranno anche fino a quindici anni .
L’acquisto di bottiglie dell’annata 2014 richede una particolare attenzione. Mentre la qualità complessiva è superiore alle aspettative, ci sono anche una serie di vini magri e diluiti, perché solo i produttori più esperti possono produrre vini eccezionali in questi anni difficili. Assicuratevi di vedere le mie recensioni complete quando usciranno sul sito di Wine Enthusiast.
Accanto ai Brunello del 2014, anche le Riserve 2013 sono appena uscite.Elegantemente strutturate, precise e raffinate, le migliori mostrano un grande potenziale di invecchiamento. (Dai un’occhiata al vintage report dell’annata 2013).
Brunello di Montalcino 2013 (2012 e 2010) Riserva: i miei Top 10
Il Marroneto 2013 Madonna delle Grazie Riserva (Brunello di Montalcino)
If you love wines with elegance, fragrance and longevity, then you’ll love the just-released 2012 Brunellos. And even though I’m one of the biggest critics of the Consorzio’s Brunello vintage classifications (I find most vintages have been overrated), when it comes to 2012’s five-star rating, I completely I agree.
Defying the intense heat of the growing season, many 2012s have the vibrancy usually found in cooler vintages. They boast juicy red berry fruit, noble tannins and impeccable balance that will allow them to age well for years. Out of the 140 Brunello 2012s I tasted so far, I rated 88 wines 90 points or more, with 20 of these getting 94 points or higher. I was pleasantly surprised to see a return to finesse, enticing aromas and generally lower alcohol levels when compared to other recent releases.
The 2012s even have more consistent quality across the denomination than the highly acclaimed 2010s. The latter were a mixed bag divided between majestic wines boasting structure and finesse, and subpar wines marred by low acidity, cooked fruit and alcohol of 15% abv or more.
Quality is more uniform in 2012, but in terms of weather, 2012 was an undeniably difficult year. Unstable conditions included a cold, wet winter and an extremely hot, dry summer marked by late rains. But the extended heat wave was gentler on the grapes than the turbulent temperature changes of other past vintages.
Perhaps the biggest disadvantage facing the just-released 2011 Brunello vintage – awarded four out five stars by the Consorzio – is that it comes on the heels of the widely acclaimed 2010. And while the 2011s won’t be remembered as an historic vintage, overall they have an immediate, juicy allure that exceeded my expectations from what was a difficult, at times torrid vintage. The best also show some staying power, and more than a few showed unexpected complexity.
The best 2010 Riservas are displaying impeccable balance, restraint and complexity. And while many have cellaring potential, they are still more immediate than Riservas from cooler vintages. The good news is this also means you also won’t have to wait decades before you can enjoy them, as is the case with quintessential Riservas. I also gave a rare 100 points to Biondi Santi’s drop-dead gorgeous Riserva, which shows real aging potential to boot.
The Italian wine world lost an icon when Brunello legend Franco Biondi Santi, dubbed “The Gentleman of Brunello,” died over the weekend. He was 91 years old.
Franco—whose grandfather, Ferruccio Biondi Santi, invented Brunello in the late 1800s—learned the winemaking craft from his father, Tancredi, one of Italy’s most celebrated enologists. When Franco inherited the family’s Greppo estate in 1970, he remained true to his father’s traditions while also improving quality, starting with a lengthy collaboration with the University of Florence that allowed him to isolate the best Sangiovese clones on the estate.
Franco was an avid defender of traditional Brunello, and refused to rely on any winemaking techniques that could potentially change the quintessential characteristics of his wines.
Drunk by the Queen, hidden from view during WWII: the wines of Biondi Santi. (The head of the renowned estate, Franco Biondi Santi, died suddenly at the weekend. This interview by Kerin O’Keefe was one of his last.)
While the notion of terroir has been both celebrated and ridiculed in some of the world’s greatest wine-producing areas, one of Italy’s most illustrious denominations has instead chosen to ignore it—until now. Kerin O’Keefe discovers Montalcino’s unofficial subzones.
Majestic. Elegant. Powerful. Long-lived. Expensive. Rare. All these adjectives have been applied to Brunello di Montalcino by the world’s leading wine authorities, from Cyril Ray to Burton Anderson, but may soon be supplemented by another much less positive—overflowing. Due to massive overplanting, Brunello production is now on the brink of exploding, which has pushed the long-neglected question of Brunello’s tipicità to the forefront, as Montalcino winemakers search for ways to protect Brunello’s identity and prestige from the perils posed by a saturated market. As areas previously considered unsuitable for winemaking are cultivated, many producers feel the time has come to recognize officially Montalcino’s greatly varied subzones and to curb vinification techniques that render a more international style.
Con il suo libro Kerin non ci propone solo una documentata, appassionata, ben raccontata biografia della dinastia Biondi Santi e di Franco, gentleman del Brunello, descritto a tutto tondo nella sua umanità e nel suo voler essere il degno testimone di un impegno, quello della qualità senza discussioni, che è sentito ancor più fortemente perché s’intreccia con la storia della sua famiglia.
Kerin O’Keefe, Franco Biondi Santi. Il gentleman del Brunello, Veronelli Editore, 2004
O’Keefe, e di questo dobbiamo esserle profondamente grati, nel suo libro dimostra di credere in una sua idea del Brunello, (che, vedi caso, coincide con la visione di Franco Biondi Santi), e con coraggio, senza perifrasi e giri di parole, ricorda chiaramente che ora ci si trova di fronte ad una “situazione allarmante per il futuro del Brunello, il cui carattere e la cui tipicità uniche al mondo sono minacciate”, e che “oggi con il futuro di questo grande vino in pericolo e il volere da parte di certi produttori di cambiare ancora il disciplinare”, Franco Biondi Santi ha scelto di aderire al Consorzio per combattere dal di dentro ,”nella speranza che lui e gli altri produttori del Brunello tradizionale possano fermare la tendenza a renderlo un vino irriconoscibile”.
A modern-day war is being waged in Italy’s most renowned and treasured wine regions.
Of course there are no real battlefields and no loss of life. Instead, this war is being fought in seemingly idillic vineyards and winery cellars up and down the peninsula as two schools of tought clash. In jeopardy in this conflict are native grape varieties, prized wines and years of winemaking tradition. Some obeservers even argue that those who admire and enjoy Italy’s unique wines could suffer.